Mascherine e Coronavirus: sanificarle è sicuro?

In questo periodo di forte utilizzo delle mascherine, il nostro paese (come molti altri) si è trovato impreparato, con una carenza di questi dispositivi di protezione individuale (DPI). È nata quindi la necessità di riutilizzare le mascherine a disposizione, attraverso processi più o meno efficaci di sanificazione. In questo articolo, scritto con la collaborazione di Devis Cortese, consulente e formatore per la sicurezza sul lavoro, vedremo di capire cosa è possibile fare e cosa è meglio evitare. E possibilmente di chiarire alcuni dei dubbi degli utilizzatori a basso rischio.

C’è mascherina e mascherina!

Iniziamo subito con una distinzione: esistono mascherine monouso e mascherine progettate per più utilizzi, come le mascherine in tessuto lavabili. Queste ultime sono lavabili con acqua calda e sapone (secondo le indicazioni del produttore), e possono essere riutilizzate un certo numero di volte.

La gran parte delle mascherine utilizzate in questo periodo sono invece progettate come monouso (parlo in particolare delle mascherine chirurgiche). Questo fatto rende difficile la loro sanificazione per un eventuale utilizzo prolungato. Infatti i materiali utilizzati ed i trattamenti che questi subiscono (impermeabilizzazione, trattamenti elettrostatici e via dicendo) sono ipotizzati per un utilizzo di breve durata, ed i trattamenti di sanificazione potrebbero rendere le mascherine meno efficaci. Le ffp2 e le ffp3 possono essere monouso (codice NR), per le quali valgono le considerazioni appena fatte, o progettate per più utilizzi (codice R). In questo caso, è possibile una sanificazione sicura nel rispetto delle indicazioni fornite dal produttore.

Figura 1 – Codici indicanti la possibilità di riutilizzo (R) e non riutilizzo (NR) della mascherina.

Uno sguardo sui metodi di sanificazione delle mascherine

Iniziamo con un bel disclaimer: le informazioni fornite in questo articolo sono di carattere generale e riferite a metodi di sanificazione non professionali. Si ricorda che i DPI monouso non sono pensati per essere igienizzati e riutilizzati, e non esistono procedure efficaci al 100%. Motivo per il quale la sanificazione delle mascherine deve essere effettuata SOLO in caso di necessità, penuria e condizioni di basso rischio.

Per le mascherine in tessuto, è possibile procedere alla sanificazione tramite lavaggio manuale o meccanico, nel rispetto delle indicazioni del produttore su temperatura dell’acqua, eventuale stiratura e numero di lavaggi possibili.

Per le mascherine chirurgiche non esistono purtroppo in letteratura processi di decontaminazione validati.

Tra gli innumerevoli metodi proposti per la sanificazione ed il riutilizzo delle mascherine ffp2 ed ffp3, molti sono efficaci contro il virus ma possono portare al danneggiamento della mascherina, con perdita del potere filtrante. Tra questi il lavaggio con acqua e sapone, sia manuale che meccanico, l’immersione e la vaporizzazione con alcol etilico, composti a base di cloro o altri disinfettanti, l’esposizione diretta e prolungata al vapore ad alta temperatura, ai raggi UV o alle microonde (occhio, la stoffa può scaldarsi rapidamente e molte maschere hanno componenti metalliche!).

Attualmente sono in fase di test varie procedure. Ad esempio l’utilizzo combinato dei raggi UV e vapore umido, dei vapori di perossido di idrogeno o dell’ozono. Sono metodiche molto efficaci nell’inattivazione del virus, ma difficili da replicare a livello domestico.

Un altro metodo in fase di validazione è l’utilizzo di calore secco: l’esposizione a 70° C per un periodo di almeno 30 minuti potrebbe essere sufficiente a ridurre la carica virale senza portare al danneggiamento dei materiali. Questa tecnica è riproducibile nel forno domestico, ma occorre un termometro a sonda. Inoltre, la mascherina dovrebbe essere appesa ad un supporto di legno (evitare il contatto con le parti metalliche del forno).

Altra pratica, studiata per H1N1 ma che sembra essere valida anche per SARS-CoV-2, è l’utilizzo del vapore a bassa temperatura (65-70°). In questo caso è necessario scaldare l’acqua in forno portandola a questa temperatura. Successivamente, la mascherina andrebbe posizionata sopra e tenuta in forno altri 30 minuti. È necessario utilizzare appositi contenitori in materiale plastico o in legno, evitando il contatto diretto tra mascherina e superfici metalliche.

Figura 2 – Apparati per la sanificazione delle mascherine tramite l’utilizzo di vapore umido a bassa temperatura.

 

Tra le possibili pratiche casalinghe, alcune fonti, basandosi sul fatto che la sopravvivenza del virus su materiali non adatti è limitata, consigliano una rotazione delle mascherine. L’idea è  che restino inutilizzate per almeno 72 ore, in un luogo pulito e riparato. Purtroppo, allo stato attuale non è possibile definire un profilo di efficacia e di sicurezza di questa pratica.

Norme aggiuntive

In assenza di indicazioni specifiche, è buona norma che le maschere igienizzate vengano utilizzate sempre dalla stessa persona (per evitare contaminazioni crociate e, nel caso particolare delle ffp2 ed ffp3, che ci siano problemi di adattamento a forme del viso diverse). Andrebbe anche indicato il numero di trattamenti di sanificazione effettuati su ogni mascherina. Salvo diverse indicazioni del produttore, non superate i 5.

Conclusioni

So di essere ridondante, ma voglio ricordarvi che i DPI monouso non sono pensati per essere igienizzati e riutilizzati, e non esistono procedure efficaci al 100%. Motivo per il quale la sanificazione delle mascherine a livello domestico deve essere effettuata SOLO in caso di necessità, penuria di dispositivi e condizioni di basso rischio.

Il consiglio, specie per la popolazione generale ed i lavoratori a basso rischio, è quello di non abbassare la guardia. Mantenere il distanziamento fisico dalle altre persone ANCHE in presenza di mascherina (che va indossata e tolta nel modo corretto), lavarsi spesso le mani ANCHE  se si utilizzano i guanti e seguire tutte le norme consigliate dal Ministero della Salute e dall’OMS.

Nel caso si debba procedere alla sanificazione delle mascherine, è possibile:

  • Mascherine in tessuto: seguire le indicazioni fornite dal produttore.
  • Mascherine chirurgiche: non adatte al riutilizzo. Se assolutamente necessario, è possibile procedere con la vaporizzazione superficiale con alcol etilico, con l’esposizione a 70°C per 30 minuti o con il vapore a bassa temperatura. Ma probabilmente il metodo più semplice è la rotazione dell’utilizzo nell’arco della settimana, lasciandole esposte all’aria alcuni giorni.
  • Mascherine ffp2 ed ffp3 codice NR: esposizione a 70°C per 30 minuti o al vapore a bassa temperatura, rotazione dell’utilizzo nell’arco della settimana.
  • Mascherine ffp2 ed ffp3 codice R: seguire le indicazioni fornite del produttore.

 


Bibliografia e sitografia